Teoria Junghiana della personalità
a cura di Daniela Grazioli
L’INCONSCIO PERSONALE E COLLETTIVO
Come per Freud anche per Jung l’inconscio è un costrutto ipotetico che si può solo inferire,
poiché per definizione non è osservabile direttamente. Tuttavia, per Jung l’inconscio è la radice
della coscienza e perciò la precede, mentre per Freud l’inconscio è il prodotto della rimozione e
perciò segue la coscienza.
Per Jung l’inconscio non contiene solo tracce di esperienze dimenticate o rimosse (inconscio
personale), ma anche uno strato più profondo dove è depositato il patrimonio psicologico
dell’umanità, l’inconscio collettivo.
L’inconscio collettivo si distingue dall’inconscio personale o individuale che è proprio di ogni
individuo, in quanto in quest’ultimo ci sono contenuti che un tempo erano consci e in seguito
sono scomparsi dalla coscienza perché dimenticati o rimossi, i contenuti dell’inconscio collettivo
invece non sono mai stati nella coscienza, ma sono “ereditati”, in quanto fanno parte del
patrimonio ereditario comune a tutti gli uomini.
Il contenuto dell’inconscio personale è formato soprattutto da “complessi”, quello dell’inconscio
collettivo è costituito essenzialmente da archetipi.
ARCHETIPI
Della nozione di archetipo Jung da due versioni.
Nella prima, gli archetipi sono forme a priori che organizzano l’esperienza, “modelli di
comportamento innati”, come esempio Jung porta “il pulcino che non ha imparato il modo con
cui uscirà dall’uovo, ma lo possiede a priori”. Gli archetipi sono ereditati, sono forme a priori
d’apprendimento, disposizioni a fare esperienza in un modo piuttosto che in un altro, non sono
determinati dal punto di vista del contenuto, ma solo della forma, e anche qui in misura
limitata.
Nella seconda accezione l’archetipo è un’immagine primordiale, una figura o processo che si
ripete nel corso della storia, primariamente è una figura mitologica, che si può considerare
come la risultante d’innumerevoli esperienze tipiche di tutta l’umanità passata e presente. Tali
immagini o figure archetipe abitano nell’inconscio collettivo di ogni uomo e data la loro potente
vitalità simbolica godono di una certa autonomia ed è possibile che si liberino da ogni controllo
cosciente.
L’IO E IL SE’
La relazione Io/Sé è l’asse portante della concezione junghiana della psiche. Il Sé abbraccia
coscienza ed inconscio, è la somma del potenziale di un individuo e la totalità della sua
personalità, è allo stesso tempo il centro unificatore e il perimetro di tale totalità.
L’Io invece è il centro del campo di coscienza di un individuo, non coincide con la totalità della
sua psiche, è solo il soggetto della sua coscienza, mentre il soggetto della sua psiche totale, che
comprende anche l’inconscio personale e collettivo, è il Sé. L’Io, in quanto centro della
coscienza del soggetto, possiede un alto grado di continuità ed identità con se stesso,
costituisce il senso, la percezione che l’individuo ha della propria identità che, malgrado
molteplici mutamenti, continua a sentire stabile ed uguale nel tempo. Al proprio io/coscienza
l’individuo riferisce tutte le sue esperienze, sia quelle interne, sia quelle esterne.
La relazione che intercorre tra l’Io e il Sé è di due tipi: il Sé infatti, è sia il momento iniziale
della vita psichica, sia la sua realizzazione e meta.
All’inizio il Sé è antecedente all’Io/coscienza che emerge dal Sé, in questo caso il Sé è visto
come l’espressione indifferenziata di tutte le possibilità umane, dal quale l’Io si emancipa
affermando identità e differenze proprie al particolare individuo a cui quell’io appartiene, ed
uscendo così dalla notte dell’indifferenziato.
Come meta e momento ulteriore e più vasto rispetto all’ambito circoscritto dell’io/coscienza, il
Sé diventa l’orizzonte per una nuova ricerca di senso e significato nella costruzione dell’Io.
Questa seconda figura del Sé diventa attiva nella seconda parte della vita, quando l’Io è
abbastanza forte per reggere il confronto con il Sé. Questo percorso costituisce il processo
d’individuazione, il cui scopo è il raggiungimento della propria autenticità, di ciò che
“essenzialmente” ognuno “è”.