17 ott 2014

L'infinito

Sempre caro mi fu quest’ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati  spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo; ove per poco il cor non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l’eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Così tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare.

18 set 2014

Teoria Junghiana della personalità



Teoria Junghiana della personalità
a cura di Daniela Grazioli


L’INCONSCIO PERSONALE E COLLETTIVO
Come per Freud anche per Jung l’inconscio è un costrutto ipotetico che si può solo inferire,
poiché per definizione non è osservabile direttamente. Tuttavia, per Jung l’inconscio è la radice
della coscienza e perciò la precede, mentre per Freud l’inconscio è il prodotto della rimozione e
perciò segue la coscienza.
Per Jung l’inconscio non contiene solo tracce di esperienze dimenticate o rimosse (inconscio
personale), ma anche uno strato più profondo dove è depositato il patrimonio psicologico
dell’umanità, l’inconscio collettivo.
L’inconscio collettivo si distingue dall’inconscio personale o individuale che è proprio di ogni
individuo, in quanto in quest’ultimo ci sono contenuti che un tempo erano consci e in seguito
sono scomparsi dalla coscienza perché dimenticati o rimossi, i contenuti dell’inconscio collettivo
invece non sono mai stati nella coscienza, ma sono “ereditati”, in quanto fanno parte del
patrimonio ereditario comune a tutti gli uomini.
Il contenuto dell’inconscio personale è formato soprattutto da “complessi”, quello dell’inconscio
collettivo è costituito essenzialmente da archetipi.
ARCHETIPI
Della nozione di archetipo Jung da due versioni.
Nella prima, gli archetipi sono forme a priori che organizzano l’esperienza, “modelli di
comportamento innati”, come esempio Jung porta “il pulcino che non ha imparato il modo con
cui uscirà dall’uovo, ma lo possiede a priori”. Gli archetipi sono ereditati, sono forme a priori
d’apprendimento, disposizioni a fare esperienza in un modo piuttosto che in un altro, non sono
determinati dal punto di vista del contenuto, ma solo della forma, e anche qui in misura
limitata.
Nella seconda accezione l’archetipo è un’immagine primordiale, una figura o processo che si
ripete nel corso della storia, primariamente è una figura mitologica, che si può considerare
come la risultante d’innumerevoli esperienze tipiche di tutta l’umanità passata e presente. Tali
immagini o figure archetipe abitano nell’inconscio collettivo di ogni uomo e data la loro potente
vitalità simbolica godono di una certa autonomia ed è possibile che si liberino da ogni controllo
cosciente.
L’IO E IL SE’
La relazione Io/Sé è l’asse portante della concezione junghiana della psiche. Il Sé abbraccia
coscienza ed inconscio, è la somma del potenziale di un individuo e la totalità della sua
personalità, è allo stesso tempo il centro unificatore e il perimetro di tale totalità.
L’Io invece è il centro del campo di coscienza di un individuo, non coincide con la totalità della
sua psiche, è solo il soggetto della sua coscienza, mentre il soggetto della sua psiche totale, che
comprende anche l’inconscio personale e collettivo, è il Sé. L’Io, in quanto centro della
coscienza del soggetto, possiede un alto grado di continuità ed identità con se stesso,
costituisce il senso, la percezione che l’individuo ha della propria identità che, malgrado
molteplici mutamenti, continua a sentire stabile ed uguale nel tempo. Al proprio io/coscienza
l’individuo riferisce tutte le sue esperienze, sia quelle interne, sia quelle esterne.
La relazione che intercorre tra l’Io e il Sé è di due tipi: il Sé infatti, è sia il momento iniziale
della vita psichica, sia la sua realizzazione e meta.
All’inizio il Sé è antecedente all’Io/coscienza che emerge dal Sé, in questo caso il Sé è visto
come l’espressione indifferenziata di tutte le possibilità umane, dal quale l’Io si emancipa
affermando identità e differenze proprie al particolare individuo a cui quell’io appartiene, ed
uscendo così dalla notte dell’indifferenziato.
Come meta e momento ulteriore e più vasto rispetto all’ambito circoscritto dell’io/coscienza, il
Sé diventa l’orizzonte per una nuova ricerca di senso e significato nella costruzione dell’Io.
Questa seconda figura del Sé diventa attiva nella seconda parte della vita, quando l’Io è
abbastanza forte per reggere il confronto con il Sé. Questo percorso costituisce il processo
d’individuazione, il cui scopo è il raggiungimento della propria autenticità, di ciò che
“essenzialmente” ognuno “è”.

Processo di individuazione

1) Incontro con l'ombra.
2) accettazione dell' archetipo animus/anima
3) incontro con l'archetipo del vecchio saggio: mito dell'eroe/mito della Grande Madre;  animus/anima; yin/yang.
4)disintegrazione dell'immagine del vecchio saggio.
5) immagine archetipica del Sé.





La teoria degli archetipi

TEORIE PSICOLOGIA CARL GUSTAV JUNG: LA TEORIA DEGLI ARCHETIPI   Cosa sono gli archetipi per Carl Gustav Jung? Di sicuro sono tanti e sono profondamente radicati nel corpo e nello psichismo umano. La teoria degli archetipi non è certo di facile definizione, dato che il nostro Jung l'ha sviluppata nel corso di una vita: più che simboli, gli archetipi si nascondo ovunque e si manifestano nella nostra vita aiutandoci a costruire la nostra coscienza individuale Di Marica Fattiroso   Il Fanciullo Divino, il Sé, il Vecchio Saggio, la Persona, la Grande Madre, l'Ombra, l'Eroe, il Briccone Divino, Animus e Anima, il Viaggio, sono solo alcuni degli archetipi individuati da Jung. Archetipo deriva dal greco archè - governo, principio e tupos - primitivo, originario. Gli archetipi sono dei principi primitivi che vanno al di là delle culture, dei simboli, sono delle forme senza contenuto, delle possibilità dell'inconscio e delle realtà in bilico tra corpo e spirito. Gli archetipi aiutano l'uomo nel processo di individuazione della coscienza. Ma come avviene tutto questo? Cerchiamo di comprendere meglio la teoria degli archetipi di Carl Gustav Jung. Carl Gustav Jung: gli archetipi e l'inconscio collettivo In Carl Gustav Jung non è per niente facile definire la teoria degli archetipi. Se in un primo momento l'archetipo è un elemento dell'inconscio collettivo, una forma trascendente preesistente alla coscienza, successivamente si sgancia dall'inconscio per diventare una forma senza contenuto. "Nessun archetipo è riducibile a semplici formule. L'archetipo è come un vaso che non si può svuotare né riempire mai completamente. In sé, esiste solo in potenza, e quando prende forma in una determinata materia, non è più lo stesso di prima. Esso persiste attraverso i millenni ed esige tuttavia sempre nuove interpretazioni. Gli archetipi sono elementi incrollabili dell'inconscio, ma cambiano forma continuamente". Gli archetipi si manifestano nell'inconscio collettivo attraverso quelle risposte automatiche e ancestrali che l'uomo continua a riproporre. Ma l'uomo ha anche il desiderio e la spinta ad essere libero, quindi cerca di liberarsi dalla coazione a ripetere conquistando una propria coscienza individuale, che si può raggiungere solo se si è in grado di integrare gli archetipi con la coscienza. Carl Gustav Jung: gli archetipi tra corpo e spirito Carl Gustav Jung ha sempre definito gli archetipi come realtà in bilico tra lo psichismo e il somatico: originano dall'istinto e, al contempo, presentano una dimensione spirituale. Sono elementi che costituiscono una categoria a priori della conoscenza, vicino alle idee platoniche o i prototipi di Schopenhauer, come dice Aldo Carotenuto, per quanto riguarda il loro aspetto spirituale; nel contempo, come espressione dell'istinto e del corpo, gli archetipi possono essere considerati come quella che viene definita predisposizione innata, temperamento o attitudine. Secondo Jung gli archetipi sono "modelli funzionali innati costituenti nel loro insieme la natura umana": sono simboli di concetti, istinti primordiali, sono modelli profondi, radicati nella psiche umana. Carl Gustav Jung: la manifestazione degli archetipi Gli archetipi sono più che simboli: sono l'essenza che dà vita al simbolo e sono la potenza che permette al simbolo di esistere nel tempo. Gli archetipi si manifestano in ogni cultura, prendendo voce nei miti, nelle favole, nelle leggende che racchiudono in sé i principali temi dell'uomo dall'origine dei tempi. I sogni ci permettono di entrare in contatto con gli archetipi: se sappiamo leggerli ci aiutano nel processo di costruzione di una coscienza individuale. Ma anche le emozioni, con la loro espressione, ci mostrano un aspetto più superficiale degli archetipi. Gli archetipi sono dotati di grande energia: a prescindere dalla nostra capacità di riconoscerli, si manifestano in ogni nostra esperienza, nei simboli che ci circondano, nei miti che ci raccontano, al di là di ogni dimensione spazio-tempo.

17 set 2014

Jung

Così come gli istinti determinano le azioni, gli archetipi determinano le nostre percezioni, entrambi sono collettivi perché hanno a che fare con contenuti universali ereditati oltre il mondo personale e individuale.

15 set 2014

Legge dell'impermanenza

Non esiste niente di definitivo. Tutto muta. Tutto scorre. Tutto è impermanente. Ma è anche vero che tutto esiste.  Contemporaneamente. Tutto cambia, ma non muta. C'è solo un rimaneggiamento,   ma tutto quello che c'era, c'è.

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